Non sono degna di diventare suora...
Nessuno è degno
di essere suora. La vocazione è una grazia specialissima di Dio,
e per tanto, gratuita; se Lui la dona, dispensa anche le
disposizioni sufficienti per poter vivere degnamente in tale
stato di vita.
Se il motivo di
lasciare la vocazione fosse questo di non essere degno, non ci
sarebbe nessuna suora sulla terra.
Non ho le qualità, né simpatia, né convinzione, non servo per
l’apostolato…
Non sono
precisamente quelle le qualità che ci vogliono per avere
vocazione. È sufficiente la chiamata di Dio. Neanche Mosè aveva
qualità per parlare ai giudei e tuttavia portò avanti l’opera
della liberazione di Israele in modo ammirevole. Il buon
religioso mette la sua fiducia in Dio, non nelle sue forze; se
fa così, fallisce. Chi confida nel Signore è come il monte Sion:
non vacilla, è stabile per sempre (Sal 125, 1); chi ha confidato
nel Signore ed è rimasto deluso? (Sir 2, 10).
Sono stata una grandissima peccatrice, Dio non può guardarmi
negli occhi...
Terribile
errore. Dio chiama come vuole, quando vuole, dove vuole e chi
vuole; tutto l’immenso mare dei nostri peccati sono un nulla in
confronto ad una piccola goccia della misericordia divina.
Sarebbe stata una grandissima pena se Sant’Agostino avesse agito
e si fosse lasciato guidare da questi pensieri; tuttavia, colui
che è stato un grande peccatore è giunto ad essere Dottore della
Chiesa, Padre d’Occidente ed uno dei teologi più grandi di tutti
i tempi. Davanti a questa realtà bisogna rispondere col detto
popolare: «ciò
che è stato è stato/non si piange sul latte versato»
e non tralasciare di fare quel che Dio chiede.
Perché farmi suora se oggi tutti nella Chiesa e anche le
religiosie sono rilassati?
È molto
superficiale giustificarsi con questo per non essere una santa
religiosa. È come chi dice che poiché alla Messa vi assiste
della gente che si comporta male nelle vicende private, allora
egli non ci va. Il grande esempio, colui che dobbiamo imitare, è
Gesù Cristo, che disse siate voi dunque perfetti come è perfetto
il Padre vostro celeste (Mt 5, 48), che è lo stesso ieri, oggi e
sempre. In Lui non v’è peccato (1 Gv 3, 5) perché non si trovò
inganno sulla sua bocca (1 Pt 2, 22), Lui non è rilassato, né
progressista, né scismatico, e non ha nessun vizio di quelli che
possiamo osservare oggi in alcuni consacrati.
Così ha agito
Santa Maria Maddalena, ed è oggi una delle stelle più brillanti
del Regno dei Cieli, e così hanno agito tanti santi che
pensarono più alla misericordia di Dio che alla miseria dei loro
peccati.
Se io fossi una laica impegnata nelle cose della Chiesa, non
potrei fare molto di più?
Forse sì, ed è
appunto quello che si deve discernere quando uno si pone davanti
alla scelta di stato, e la possibilità che esiste della chiamata
di Dio alla vita religiosa. Ma affinché sia così, ci devono
essere degli argomenti di vero peso che sostengano la scelta. In
genere questo pensiero non è più che un semplice conformismo,
una rinuncia al piano della santità, al piano che punta al
massimo, per un piano meno ambizioso. E’ la proposta della
persona tiepida, che s’interessa solo della propria salvezza, ma
senza aspirare alla massima santità che potrebbe raggiungere.
Chi cerca solo di accontentarsi con quest’argomento, pensi a
tutte le grazie che spreca quando decide di non seguire il vero
volere di Dio, e delle quali lei è responsabile. Un giorno
potrebbe sentirsi dire dal Signore: poiché sei tiepido, non sei
cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca (Ap
3, 16).
Ma non si può servire Dio in tutti i posti?
Diceva
Sant’Alfonso:
«Sì,
in tutti i posti può servire Dio chi non è chiamato alla vita
religiosa, ma non così per chi, essendo chiamato, vuole rimanere
nel mondo; è molto difficile che questi porti una vita buona e
serva a Dio».
Ho un fidanzato e gli voglio bene, ma credo che Dio mi chiami
alla vita religiosa, come posso fare?
Anche alcune
sante erano fidanzate prima di entrare in convento, ma, se Dio
ti chiama ad una cosa molto più grande? Se gli vuoi bene, devi
per questo motivo spiegargli qual è la tua vera vocazione;
sarebbe peggio rovinargli la vita, e forse la salvezza, quando
Dio ti ha destinato ad un altro stato, e ti ha destinate delle
grazie che non necessariamente ti concederà nel matrimonio se ti
chiama alla vita consacrata, e viceversa.
Prima di scegliere voglio avere una totale sicurezza...
Questo è un
errore; ci sono alcuni che per avere certezza della vocazione
aspettano che gli appaia un angelo o pensano che bisogna cadere
da cavallo. La certezza che possiamo avere della nostra
vocazione è morale, non fisica né metafisica. E’ sufficiente
avere delle ragioni soddisfacenti per sapere che in questo stato
di vita uno può rendere maggior gloria a Dio e bene alle anime.
Diceva San Francesco di Sales:
«Per
sapere se Dio vuole che uno sia religioso, non è necessario
aspettare che lo stesso Dio gli parli o che dal cielo gli invii
un angelo per manifestare la sua volontà. Neanche è necessario
un esame di dieci dottori per risolvere se la vocazione deve o
non deve seguirsi; quello che importa è corrisponderla ed
accogliere il primo movimento della grazia senza preoccuparsi
dei dispiaceri o della tiepidezza che possono sopravvenire;
perché, facendo così, Dio procurerà che tutto ridondi nella sua
maggiore gloria».
Ma se poi lascio tutto e rimango senza nulla?
La vocazione
religiosa è lasciare tutto per ottenere tutto; è lasciare le
cose di questo mondo per attaccarsi al Tutto che è Dio. Diceva
Santa Teresa:
«Non
si dona questo Re se non a colui che non si dona interamente a
Lui».
Invece di lamentarci di quel che lasciamo, dobbiamo considerare
la bontà di Dio che vuole donarsi a noi. Dobbiamo pensare alle
parole di Nostro Signore nessuno che ha messo mano all’aratro e
poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio (Lc 9, 62).
Diceva San Giovanni della Croce:
«dopo
essermi messo nel nulla, ho trovato che nulla mi manca».
Questo della vocazione, non sarà un fuggire?
Lungi da essere
una fuggita, l’autentica chiamata alla vocazione religiosa è
un’opzione, un’opzione per l’amore, per la verità, per darsi
completamente a Colui a cui tanto dobbiamo. Così come nessuno
fugge per rinchiudersi in un carcere, non si fugge per
abbracciarsi alla croce.
Io mi vedo sposata, non posso immaginarmi suora...
Per chi ha
veramente la vocazione, il non poter
«immaginarsi»
come suora, non è segno di mancanza di vocazione. Spesso il
diavolo mette dei falsi sogni, immaginazioni, fantasie che sono
il semplice prodotto della nostra sensibilità. Il giudizio che
decide la vocazione della tua vita deve essere ragionevole, e
non guidato da illusioni, o probabilità che mai accadranno nella
realtà. La vocazione non è una questione d’immaginazione.
«Non
lo sento»
possono insistere a dire. Non sempre, né necessariamente, né
ordinariamente la chiamata alla vocazione è sensibile, in genere
non è così. Diceva San Francesco di Sales:
«Per
avere un segno di vera vocazione, non dovete sperimentare una
costanza sensibile; basta che perseveri la parte superiore dello
spirito; per questo non deve credersi senza una vera vocazione
la persona chiamata che, prima di realizzarla, non sente quegli
affetti sensibili che sentiva in un principio; ma, al contrario,
sente ripugnanze e svenimenti che lo fanno per caso vacillare,
sembrandogli che tutto sia perso. No; basta che la volontà
prosegua costante nel non volere abbandonare il divino appello,
e che abbia qualche affetto verso lui».
È triste vedere una giovane schiava dei suoi sentimenti, che non
la lasciano pensare ed agire secondo il suo pensiero.
Sarebbe una grande vergogna se poi esco...
Più vergognoso
sarebbe presentarsi nel giorno del giudizio senza aver fatto
davanti a Dio quel che Lui voleva da me. Non c’è nessuna
vergogna nell’uscire da un Noviziato o da uno Studentato; tutto
il contrario, in caso ci siano dei motivi autentici per uscire,
quell’anima è degna di lode per la sua integrità, perché si è
lasciata guidare soltanto da motivi soprannaturali; è un uomo di
principi, che fa della sua vita un cantico alla volontà di Dio.
Vergognoso è soltanto il peccato.
Non è di mio gradimento, a me piacciono i ragazzi, mi piacciono
i bambini...
E’ logico e
normale, sarebbe da temere se fosse il contrario. Dobbiamo
capire nonostante ciò, che solo Dio è
«l’unico
Signore che merita di essere servito»,
e
«servire
Lui, significa regnare».
E la maternitá spirituale è esercitata dalla suora in modo
eminente.
Infine, sono
tutte delle false scuse, sottigliezze, velleità, sentimenti, che
il demonio bisbiglia molte volte alle giovani – e anche a coloro
non tanto giovani – affinché si allontanino dalla chiamata di
Dio. Sono questi i numerosi sforzi del nemico, e questo ci deve
anche far pensare all’immenso valore che ha una vocazione alla
vita consacrata, e quanti sono gli sforzi che il diavolo fa per
allontanarla da Dio.
Don Bosco
avvertiva che
«colui
che si consacra a Dio con i santi voti fa una delle offerte più
preziose e gradevoli alla sua divina maestà. Ma il nemico della
nostra anima, comprendendo che per questo mezzo una persona si
emancipa dal suo dominio, normalmente turba la sua mente con
mille inganni per farlo retrocedere e gettarlo di nuovo nei
sentieri tortuosi del mondo».
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